La deadline


Adriano osservava quel corpo senza vita immerso in una pozza rossa, quella caduta dalle scale gli era stata fatale, gli aveva provocato una grossa ferita alla testa da cui era fuoriuscito tutto il sangue.

“M-ma cosa è successo?”

“Adriano è ora di andare” sussurrò la Morte

“NO! CI DEVE ESSERE UN ERRORE, E’ TROPPO PRESTO, NON E’ POSSIBILE”

La morte si mise a sghignazzare di fronte al povero Adriano

“Se non ti dispiace decido IO quando è ora  di andare, e la tua ora è giunta… e dire che ti avevamo anche avvisato, non puoi dire che sia stata una cosa inaspettata”

“C-cosa significa che mi avevate avvisato?“  chiese Adriano

“Pensa a quello che ti è successo negli ultimi giorni … ti ho mandato dei… chiari segnali…”

Adriano quindi ripensò agli avvenimenti dei giorni precedenti alla sua morte, il 5 maggio era il giorno del suo compleanno festeggiato con amici e parenti ma in quel caso non aveva notato nulla che facesse presagire alla sua fine imminente, tornando un po’ più indietro nel tempo  si ricordò di essere stato male per diversi giorni, con continui svenimenti e lunghissime ore di sonno condite con incubi di ogni tipo

“I sogni… la sonnolenza… mi stavi per caso preparando al riposo eterno?”

“Sembri stupido ma non lo sei, dovresti ricordare il fatto che quando eri in vita riuscivi a sognare dei piccoli pezzetti di vita quotidiana che poi accadevano nella realtà… forse non ricordi bene gli ultimi sogni ma… questa scena dovrebbe esserti familiare”

Quelle parole colpirono particolarmente Adriano, così tanto che gli sembrava si fosse aperto un cassetto nella sua memoria, la Morte aveva ragione, Adriano aveva effettivamente sognato la sua morte durante i suoi incubi. Vedere il suo corpo sporco di sangue alla fine delle scale oltre a farlo rabbrividire gli aveva causato un orribile sensazione di Deja Vu

“E ora cosa facciamo” domandò spaventato Adriano

“Sei duro d’orecchi” Sbuffò la Morte “E’ giunta la tua ora, basta, mi seguirai nel regno dei morti in attesa di giudizio”

“Non posso andarmene così, senza aver potuto dire addio alle persone che amavo” piagnucolò Adriano “Mi serve altro tempo… dammi qualche giorno… Qualche ora… anche pochi minuti”

La Morte ebbe un attimo di esitazione di fronte alla richiesta di Adriano, dopo averci pensato su decise di proporre al defunto un’offerta che non avrebbe potuto rifiutare

“Ti darò 48 ore di vita, in cambio mi nutrirò della tua anima, non verrai giudicato, non andrai né in paradiso né all’inferno… una volta concluse le 48 ore non esisterai mai più e non avrai nemmeno la possibilità di reincarnarti… accetti l’offerta?”

“Accetto, qualunque cosa per vedere per l’ultima volta i miei  cari…”

“Haha perfetto, abbiamo un patto quindi… tuttavia ci sono delle cose che non ti ho detto… ma saprai tutto a tempo debito, ora seguimi”

La morte toccò lo spirito di Adriano con la sua mano scheletrica e assieme a lui si teletrasportò in un altro luogo.


La Morte ed Adriano apparirono in una stanza d’ospedale dove si trovava un uomo attaccato ad un respiratore e a diverse flebo

“Cosa ci facciamo qui?” domandò Adriano

“Siamo venuti a prendere Mattia”

Dal corpo dell’uomo attaccato alle macchine uscì fuori la sua anima, pronta ad essere portata via dal cupo mietitore

“Finalmente, non ce la facevo più a stare in stato vegetativo, portami via”

La morte con un colpo di falce fece sparire l’anima di Mattia e subito dopo si rivolse ad Adriano

“Vedi Adriano, non posso restituirti il tuo vecchio corpo, tuttavia potrai prendere il corpo di Mattia per le prossime 48 ore”

“Cosa??? Perché non puoi ridarmi il mio corpo?? Poi questo Mattia avrà minimo 40 anni, come faccio a presentarmi dai miei amici così??”

“Questo francamente è un problema tuo non mio, sono stato gentile a darti questa possibilità e tu mi ripaghi così? Bene… diciamo che se provi a fare parola con qualcuno del fatto che tu sei tornato in vita ti farò scomparire prima del termine delle 48 ore”

“Ma… ma… come farò a-”

La Morte interruppe Adriano puntandogli addosso la falce, Adriano quindi smise di parlare e si avvicinò al corpo di Mattia

“Come faccio ad entrare? E i parenti di Mattia non si accorgeranno del suo improvviso risveglio dallo stato vegetativo?” domandò Adriano

“Mattia non aveva nessuno, quindi non c’è nessun rischio, per entrare nel corpo ti basterà toccarlo… ora ricorda, per le prossime 48 ore sarai in uno stato di semi immortalità, ma se anche solo per sbaglio farai menzione del tuo ritorno nel mondo terreno dichiarerò conclusa la tua seconda venuta”

Adriano quindi si avvicinò al corpo di Mattia, una volta toccato sentì un lungo brivido percorrere la sua schiena, il corpo si era illuminato di una luce celeste che si stava diffondendo in tutta la stanza. La luce stava accecando Adriano che quindi chiuse gli occhi… una  volta riaperti erano puntati verso l’alto, verso quella che ad Adriano sembravano le luci di una sala operatoria, il ragazzo realizzò che il rituale aveva avuto successo e che era riuscito ad infiltrarsi nel corpo di Mattia.

48 ore alla Deadline

Il fu Adriano si sentiva come rinato, certo era attaccato ad un respiratore e intubato con tantissime flebo ma era lì, vivo e vegeto. Un’infermiera si accorse del risveglio del paziente e andò subito di corsa a chiamare il caporeparto per annunciare la lieta notizia. Il medico quindi arrivò in fretta e furia nella sala per poi trovarsi effettivamente di fronte ad un uomo vivo

“E’ strabiliante” affermò il medico “Lei è riuscito a risvegliarsi da un coma irreversibile, non c’è altra spiegazione, deve trattarsi di un miracolo”

Adriano/Mattia faceva segno con le braccia al dottore affinché gli togliesse le varie flebo e i vari respiratori per permettergli di parlare

“Quando potrò tornare a casa?” Chiese il rinato Adriano

“Tornare a casa? Ma è impazzito?! Ha idea da quanto tempo si trova lì in quel letto? Un anno intero mio caro, dovrai rimanere sotto osservazione almeno per un paio di giorni, dovrai reimparare ad utilizzare le tue gambe, a mangiare da qualcosa che non sia un tubo a-”

“Non ho tutto sto tempo” Disse Adriano che nel frattempo si era già alzato in piedi

“Ma come è possibile una cosa del genere?” chiese esterrefatto il medico “in 40 anni di ospedale non mi era mai capitato di vedere una cosa simile”

“Si Si, una storia fantastica da raccontare ai nipotini, ora dove sono i miei effetti personali?”

“S-sono lì nell’armadietto, comunque le ripeto che non dovr-”

Il medico non aveva fatto in tempo a terminare la frase che Adriano aveva già recuperato gli effetti personali di Mattia, il suo portafogli, il suo cellulare e i suoi vestiti, dopo essersi cambiato si diresse verso la porta dove il medico assieme a 2 infermiere gli bloccavano la strada

“LEI NON SE NE ANDRA’ VIA DI QUI FINCHE’ NON GLIELO DIREMO NOI, SIAMO STATI ABBASTANZA CHIARI?” Tuonò con tono minaccioso il medico.

Adriano quindi si guardò intorno, fece una smorfia di insofferenza, si riguardò intorno e con un balzo saltò addosso al medico, scaraventandolo per terra. Le Infermiere allarmate dal comportamento aggressivo del paziente corsero a chiamare soccorsi mentre Adriano iniziò a correre come un forsennato per cercare l’uscita.

“Ma dove cazzo è l’uscita di sto labirinto di merda?”

Dopo aver realizzato di trovarsi al primo piano Adriano decise che la via più veloce e sicura per riuscire a fuggire dall’ospedale era… lanciarsi dalla finestra. Dopo essere entrato in un’altra stanza inseguito dai medici e delle guardie giunte sul posto per risolvere i tafferugli creati Adriano prese la rincorsa e sfondò la finestra.

“Andiamo a recuperare quel pazzo” gridò il medico che si diresse di gran carriera sul luogo dove si doveva presumibilmente trovare il corpo del paziente, tuttavia una volta giunto sul luogo Adriano era già riuscito a fuggire e si era allontanato dall’ospedale.


“Pfew c’è mancato poco” penso tra se e se Adriano, era riuscito finalmente a fuggire dall’ospedale ma non aveva considerato diverse cose, era ricercato dall’ospedale, si trovava in un corpo non suo e non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.

“Meglio controllare il cellulare, magari può darmi qualche informazione in più… oh.. fantastico… è scarico. Potevano mettermelo in carica, hanno avuto un anno di coma per farlo sti infermieri del cazzo”

Adriano quindi controllò nel portafogli cercando qualche informazione su Mattia, lesse quindi sulla carta d’identità che si trovava a Ravenna

“Ravenna eh, ma porca puttana, certo poteva andarmi peggio ma… come arrivo a Milano adesso?”

Adriano quindi decise di recarsi a casa di Mattia in cerca di un mezzo qualsiasi o di un qualcuno che potesse aiutarlo nella sua missione. Dopo aver chiesto indicazioni a qualche passante arrivò finalmente nella via dove Mattia aveva la residenza. Trovato il campanello decise di suonarlo, gli rispose una voce maschile

“Si, chi è?”

“Sono Adri- Mattia, apri sono tornato”

“Mattia?! Stai scherzando spero”

Il cancello di casa si aprì e dalla porta uscì un ragazzo sulla trentina, con dei lunghi dread e vestito da giamaicano.

“Oh cazzo, ma sei davvero Mattia, amico ma te non eri morto?”

“Sì… cioè no… cioè… ma che cazzo vuoi Rasta di Merda”

“Fratello non mi riconosci più? Sono io Alessandro!”

Alessandro quindi iniziò a raccontare a Mattia tutta la sua storia, del fatto che Mattia era sposato e aveva una figlia che erano morte entrambe nell’incidente che aveva costretto Mattia al coma. Del fatto che dopo che era finito in coma la sua casa era stata messa all’asta e che era stata comprata da Alessandro che aveva deciso di conservare tutti gli oggetti personali di Mattia, inclusa la sua macchina, una vecchia panda.

“Avevi proprio una bella famiglia Mattia… Riposa in pace ragazzo” pensò Adriano, subito dopo guardando Alessandro chiese le chiavi della macchina per raggiungere Milano e completare la sua missione.

“Aspetta” Disse Alessandro tenendo una canna d’erba in mano “Non vuoi farti 2 tiri prima?”

Adriano ci pensò un secondo, poi realizzando che una volta terminate le 72 ore non avrebbe più potuto fare nulla decise di accettare. I 2 tiri d’erba diventarono dopo 2 tiri di bamba, i 2 ragazzi decisero quindi di uscire e di darsi alla pazza gioia, prima si misero a giocare con dei ragazzini a basket in un campetto lì vicino, dopo iniziarono un giro di bar per tutta Ravenna culminato con un puttan tour.

La morte intanto guardava nell’ombra le azioni di Adriano

24 ore alla deadline

Adriano dopo la notte brava si era svegliato collassato in una panchina poco distante casa sua. Dopo aver realizzato che il suo tempo stava per scadere decise di prendere in fretta e furia la macchina. A cosa sarebbe servito tornare in vita senza riuscire a portare a termine la sua missione?

Adriano quindi salito sul suo pandino (per fortuna col pieno di benzina) iniziò quindi il suo viaggio alla volta di Milano.

“BELLA RAGAAAA, STO TORNANDO MERDE, CON QUESTO SUPER PEZZO, MARTIN GARRIX, ANIMALS, 130, SI VOLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”


Adriano dopo molte ore di viaggio era riuscito a tornare a Milano, appena in tempo per un evento a cui non avrebbe mai voluto assistere. Infatti passando davanti alla chiesa scoprì che quello era il giorno del suo funerale e che tutti i suoi amici e i suoi parenti erano lì a piangerlo. Decise quindi di andare ad assistere alla struggente cerimonia, tuttavia sapeva che non poteva rivelarsi a tutta quella gente perché in quel caso tutto il suo lavoro sarebbe risultato vano.

Guardò le 4 persone che più avrebbe voluto salutare in quel momento, I suoi genitori Renato e Lisa, il suo amico Antonio e la ragazza di cui era segretamente innamorato nonché la sua migliore amica Greta.

Non potendo avere contatti direttamente con loro, decise di scrivere delle lettere e di consegnarle nelle loro abitazioni. Approfittando del funerale e delle case rimaste scoperte, dopo aver dato un’ultima occhiata alle sua lapide si spostò rapidamente, andò a comprare carta e penna dal primo cartolaio trovato a perdere e iniziò a scrivere le sue 4 lettere. Non scrisse molte parole, per i suoi genitori scrisse solo “Perdonatemi, non avrei mai voluto darvi questo dispiacere, vi voglio bene”, Per Antonio “Mio caro amico, scherzavo tanto sul saluda andonio… ma qui sono io a dirti addio per sempre, ti ho sempre voluto bene, grazie per esserci sempre stato”. Infine per Greta “ Ora hai una persona accanto a te che ti ama, quanto avrei voluto essere io. Ti ho sempre detto che qualunque sentiero avresti preso, ovunque tu saresti stata io sarei stato accanto a te. Lo sarò, per sempre. Ti Amo”

Con non pochi problemi Adriano riuscì a recarsi alle abitazioni dei suoi cari, dopo aver imbucato le lettere prese un ultima volta la macchina e si recò al Duomo di Milano, dopo essersi seduto su uno dei gradini guardò in alto, la sua ora era giunta e lui era riuscito a portare a termine il suo incarico.